Sergio Giuntini, Oltre la vittoria.
L’antifascismo dello sport in Italia
e in Europa

Novate Milanese, Prospero editore, 2022, 284 pp.

Alberto Molinari

Società Italiana di Storia dello Sport

Il panorama delle ricerche storiche sullo sport nel periodo fascista conta ormai svariati saggi che hanno messo in luce molteplici aspetti del rapporto tra il regime e la dimensione sportiva. Quasi tutti gli studi si concentrano prevalentemente sul Ventennio o si spingono fino al 25 luglio 1943. Rimane quindi in gran parte inesplorata la fase segnata dall’occupazione nazifascista, dalla Repubblica Sociale Italiana e dalla Resistenza.

Proseguendo un lavoro di scavo avviato da tempo e confluito anni addietro in Sport e Resistenza (Mergozzo, Sedizioni, 2014), Sergio Giuntini contribuisce a colmare questa lacuna con una pregevole ricerca che si aggiunge alla sua ricchissima serie di studi storici sullo sport.

Il volume si articola in due sezioni.

Nella prima (Dallo sport fascista alla Resistenza), dopo avere tratteggiato le dinamiche che portarono alla soppressione da parte del regime dei sodalizi sportivi non allineati (cattolici e social-comunisti), Giuntini propone una riflessione sul revisionismo storico declinato in chiave sportiva. In alcune dense pagine vengono decostruite le narrazioni che hanno cercato di riabilitare con intenti apologetici la politica sportiva del fascismo o di rivalutare moralmente le figure di atleti convintamente schierati con la RSI. Come in altri ambiti del discorso pubblico, nota Giuntini, attraverso una semplificazione delle vicende storiche queste operazioni risultano funzionali ad un’inaccettabile equiparazione tra “repubblichini” e antifascisti e mirano, più o meno consapevolmente, a screditare la Resistenza.

Vengono poi delineate le traiettorie politico-sportive di dirigenti e atleti transitati dal Ventennio, alla RSI fino all’Italia repubblicana, esempi della continuità tra sport fascista e postfascista e della mancata epurazione politica e burocratica. Al pari di altri settori della vita pubblica, le classi dirigenti furono incapaci di dare seguito alle istanze di rinnovamento espresse dalla Resistenza e di realizzare una rifondazione in senso pienamente democratico delle strutture sportive. Come scrive Felice Fabrizio nella Premessa al volume, «molti di questi personaggi li ritroviamo in gangli vitali della neonata Italia repubblicana, pronti a godere (quelli dalla visione strategica più corta) della rinnovata verginità politico-sportiva; altri addirittura solerti avvelenatori delle pozze cui le neonate strutture sportive repubblicane provavano ad attingere idee, schemi, risorse, nomi e capacità nuove e diverse» (p. ٦).

Ai numerosi giovani impegnati nello sport tra gli anni Venti e gli anni Quaranta o nel secondo dopoguerra e attivi nell’antifascismo e nella Resistenza, in Italia e in altri Paesi europei, è dedicata la seconda sezione costituita da un prezioso Dizionario biografico dei “partigiani dello sport” comprensivo di 214 voci, di cui 104 estere. Attraverso le accurate biografie elaborate da Giuntini emergono i profili sportivi di questi atleti e i vari modi con cui combatterono il fascismo: aggregandosi alle formazioni partigiane, agendo come staffette, dando sostegno logistico agli antifascisti, compiendo atti di protesta, sabotaggi ecc.

Attingendo a molteplici lavori storiografici, alla memorialistica, alla letteratura, all’annalistica delle discipline, ad atti giudiziari (dal Tribunale Speciale fascista ai processi politici postbellici), l’autore dà forma ad un composito universo umano e sportivo. Accanto a figure di rilievo dello sport italiano, nel Dizionario compaiono le storie di molte persone poco o per nulla conosciute, altrimenti destinate a rimanere nell’oblio, che si opposero in modo intransigente al regime: donne e uomini che con i loro gesti smentiscono le rappresentazioni di un mondo dello sport monoliticamente fedele al fascismo.

Giuntini si è messo sulle tracce anche di atleti di altri Paesi ricostruendo un’inedita mappa di coloro che si unirono alla lotta contro il nazismo (in Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio, Norvegia, Polonia, Ungheria, Jugoslavia) e diedero soccorso agli ebrei perseguitati in tutta Europa. Sulla scorta di un altro precedente saggio (Sport e Shoah, Mergozzo, Sedizioni, 2014), nel Dizionario si ripercorrono inoltre le tragiche vicende degli sportivi che per motivi politici e razziali furono deportati nei campi di concentramento e di sterminio.

Nel complesso, il volume mostra, ancora una volta, l’importanza dello sport come chiave di lettura della storia contemporanea e offre diversi spunti per ulteriori approfondimenti dei temi trattati: «questo lavoro» – sottolinea Fabrizio – «pur esaustivo e ricco di suggestioni intravvedibili e verità chiaramente espresse, si presenta, infine, come canone aperto, pietra miliare, certo, ma non conclusiva rispetto a chi sul tema vorrà esercitarsi con uguale passione (militante), perizia e competenza» (pp. ٧-٨).