Convegni tra archivi e sport

Gherardo Bonini

Società Italiana di Storia dello Sport


In collaborazione con le Università di Firenze e Siena, gli Archivi storici dell’UE hanno ospitato l’11 maggio l’ottavo seminario Idee d’Europa dedicato a sport e identità europea.

Dopo una puntuale presentazione da parte di Mary Carr sulle risorse degli Archivi per lo sport offerte dai fondi istituzionali e privati, i soci SISS hanno portato la discussione nel dettaglio.

Gherardo Bonini ha delineato una concisa traccia storica dello sport europeo, usando come chiave di analisi i Campionati e i primati europei, partendo dai primi eventi non ufficiali del 1886 e delle successive manifestazioni create dalle federazioni internazionali, connotate da una maggioritaria presenza di nazioni europee. Il 1952, anno dell’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, è stato il limite di tale sintesi storica.

Come in una staffetta, Nicola Sbetti ha parlato del difficile rapporto, sin dal 1953, tra istituzioni europee e associazioni sportive dei paesi comunitari e poi UE. La sentenza Bosman ha “comunitarizzato” il calcio professionistico europeo, ma poi non vi è stato l’auspicato – da molti – decollo identitario e rappresentativo dello sport dell’UE, pur ricordando l’impegno di sostegno finanziario e di promozione che questa ha erogato negli anni.

Nella sessione pomeridiana, Deborah Guazzoni ha centrato l’attenzione sulla ricchezza dei musei sportivi in Europa e la loro crescita in Italia. Lorenzo Venuti è poi tornato idealmente indietro negli anni, focalizzando l’analisi sulla Mitteleuropa, area geografica autentico concentrato di nazionalità, e la storica Mitropa Cup calcistica. Venuti ha filtrato la prospettiva sulla visione ungherese di quell’avventura sportiva, una storia coinvolgente per gli appassionati e per la stampa, terreno di scontro e confronto, di rappresentazione di visioni proto-europee e identitarie, veicolate dal calcio, negli anni ’30 un fenomeno di massa già sviluppato nell’area danubiana.

Eleonora Belloni ha di nuovo trattato l’esperienza storica delle Comunità europee analizzando un evento d’impatto, messo in scena nel 1954 dal mondo ciclistico, il Giro d’Europa. Fu un progetto ambizioso, organizzato nei primi anni comunitari, con il forte impegno propulsivo di Vincenzo Torriani, storico organizzatore del Giro d’Italia, ma non vi furono né grosso interesse né adeguata partecipazione. La scommessa di creare la nazione europea del ciclismo non fu vinta, ma lasciò una certa eredità: negli anni a seguire, diversi sconfinamenti caratterizzarono sia il Giro d’Italia che il Tour de France.

Un discreto numero di studenti, allievi della professoressa Francesca Tacchi, ha seguito le presentazioni e ha animato il dibattito, mostrando curiosità e interesse.

Se il Convegno fiorentino si era svolto presso gli Archivi e il ruolo di questi per lo studio del fenomeno sportivo era stato sottolineato, l’annuale congresso dell’AIDUSA, tenuto a Viterbo presso l’Università della Tuscia il 30 novembre e il 1° dicembre, ha posto al centro archivi e sport. Come filo rosso del dibattito delle due giornate, tutti hanno sottolineato le difficoltà a identificare, conservare e salvaguardare il patrimonio archivistico sportivo e fornire un lavoro archivistico specializzato a corredo dei fondi, per metterli a disposizione dei ricercatori. Molti convegnisti hanno richiamato il ruolo delle Sovraintendenze archivistiche regionali, ma anche quello del CONI, potenziale custode di archivi, privati o di associazioni, anche fuori dai limiti del proprio ruolo di ente produttore, amministratore dell’attività gestita dalle singole federazioni sportive. A questo riguardo, Angela Teja ha minuziosamente ricordato i passi che negli ultimi anni hanno avvicinato ma mai congiunto le autorità del CONI con le richieste degli studiosi e, dal 2004, della SISS, per organizzare una virtuosa amministrazione dei fondi archivistici sportivi. Gherardo Bonini ha parlato di casi concreti di studio per lo sport invernale sudtirolese, sottolineando come alcuni interessanti fondi archivistici, non solo fotografici, ma talora amministrativi e personali, si trovano, non in archivi o nelle sedi delle associazioni e delle federazioni, ma nelle abitazioni degli eredi o dei protagonisti. Donato Tamblé ha puntigliosamente ricordato l’efficacia di una gestione istituzionalmente stabilizzata dei fondi sportivi, con l’ausilio di personale professionalmente formato, ma soprattutto con la certezza di regole procedurali e di controllo.

Federico Valacchi ha aperto il congresso ricordando la necessità di un saldo quadro teorico nell’approccio ai fondi d’archivi sportivi, ma anche richiamando alla concretezza e a evitare l’autoreferenzialità. A tale proposito, l’intervento di Leonardo Mineo sull’archivio di Vittorio Pozzo, già ordinato dallo stesso produttore e assemblatore della documentazione, è stato puntuale ed efficace. Stefano Gardini ha offerto un approccio statistico e d’indagine stimolante e nuova, con l’ausilio delle funzioni di ricerca informatiche. Da molti è stato sollecitato un potenziamento degli strumenti di corredo, alcuni informatizzati, essenziali per l’accesso ai fondi. Gli interventi di Giovanna Giubboni e Concetta Damiani hanno illustrato la necessità di una visione interdisciplinare per le risorse di studio sullo sport. Rosalba Catacchio ha richiamato lo storico fondo di Andreina Sacco Gotta e, come altri, puntualizzato il quadro giuridico di gestione dei fondi sportivi. Gilda Nicolai, motore organizzativo del Convegno, ha rimarcato la flessibilità che l’approccio archivistico offre per ordinare e rendere fruibili i fondi sportivi. Francesca Angelucci ha ricordato l’importanza delle foto e delle immagini quali “pezzi” archivistici di assoluto valore informativo. Stimolante è stato l’intervento di Roberto Colozza sugli archivi del tifo, uno spaccato sociale apportatore di conoscenza.

Anche l’incontro dell’11 dicembre, organizzato dal Cesefas presso la sede degli ASSI Giglio Rosso a Firenze, faceva riferimento agli Archivi, nello specifico ai nuovi fondi reperiti presso la sede del CONI a Roma sulla preparazione e la gestione delle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956. Un disguido ha impedito a Marcello Marchioni di presentare la sua relazione sulla territorialità e la gestione cortinese degli spazi e degli ambienti. Franco Cervellati ha preso la parola, richiamando dapprima le varie candidature olimpiche italiane e poi illustrando nel dettaglio l’allestimento di qualità degli impianti olimpici cortinesi e gli sforzi che il sistema Italia fece per ottenere il sospirato successo organizzativo e d’immagine. Gherardo Bonini ha poi presentato alcuni protagonisti olimpici, sia particolari, quali l’austriaco Karl Rafreider, o sfortunati, come l’escluso Zeno Colò, ma anche i “registi” Alberto Bonacossa, Paolo Thaon di Revel e Otto Menardi, il fondamentale Friedrich Terschak, fino ad analizzare la figura di Giuliana Minuzzo, catalizzatrice di sentimenti, opinioni e attenzioni rivelatrici dei connotati culturali di genere dell’epoca.