Il Neofascismo italiano e lo sport (1947-1966)

Alberto Molinari

(Istituto Storico di Modena)


ABSTRACT

As an integral part of sports historiography, sporting associationism has been the subject of several studies focused in particular on the Centro Sportivo Italiano and the Unione Italiana Sport Popolare. However, there are no specific studies on the relationship between neo-Fascism and sports in Italy. Thus, this contribution aims to be a first investigation into an unexplored issue, carried out by consulting historical works on neo-fascism, the publications of the Far Right and other sources. In particular, the evolution of the Centro Sportivo Fiamma from its foundation year (1947) to its first National Congress (1966) was analysed. The main features and the development of the neo-Fascist sports network have been framed in the context of the internal debate within the Movimento Sociale Italiano, in the evolution of its ideological references and strategies, and in the positioning of the party in the Italian political framework.

KEYWORDS : Neo-fascism - sports - sporting associationism


1.  Introduzione

Nell’ambito della storiografia sullo sport, l’associazionismo sportivo è stato oggetto di diversi studi dedicati in particolare al Centro Sportivo Italiano e all’Unione Italiana Sport Popolare1, due realtà rilevanti dello sport di base che nel secondo dopoguerra si svilupparono in relazione ai partiti di massa (la Democrazia Cristiana per il Csi, il Partito comunista e il Partito socialista per l’Uisp), oscillando tra collateralismo e autonomia rispetto alle aree politiche di riferimento. Le ricerche, suscettibili di ulteriori approfondimenti, hanno messo in luce la ricchezza e le molteplici sfaccettature di esperienze che si radicarono nel tessuto civile interagendo in vario modo con le dinamiche politiche, sociali e culturali della storia dell’Italia repubblicana.

In questo quadro, mancano studi specifici sui rapporti tra il neofascismo e lo sport. Mentre, sia pure con ritardo, la storiografia generale sul neofascismo si è progressivamente consolidata2, sul relativo universo sportivo sono rintracciabili solo pochi riferimenti nelle ricostruzioni della storia del Movimento Sociale Italiano e delle sue organizzazioni giovanili. Questo vuoto, forse dovuto alla convinzione che si tratti di un fenomeno residuale e marginale, non è stato colmato nemmeno dagli ambienti sportivi di destra, salvo qualche occasionale intervento di carattere agiografico3.

Un ostacolo oggettivo alla ricerca è peraltro rappresentato dalla carenza di fonti archivistiche, a partire dai documenti originali prodotti dalla Fiamma, l’associazione sportiva del Msi nata nel 1947 4 .

La consultazione delle opere storiografiche sul neofascismo, della pubblicistica di estrema destra e di altre fonti a stampa ha consentito comunque di avviare una prima ricognizione su un campo inesplorato, confluita in questo contributo.

Un dato di fondo che emerge dalla ricerca è il peculiare valore assunto dallo sport in un’area politica che si presentava come custode dell’eredità del Ventennio. Mentre i “padri fondatori” della Fiamma rivendicavano la centralità della fase fascista nella storia dello sport italiano e valorizzavano ciò che nell’Italia postfascista appariva in linea di continuità con quell’esperienza, l’investimento politico ed economico e i risultati del regime in ambito sportivo venivano esaltati e utilizzati in funzione propagandistica come “prova” dell’efficacia della politica fascista e delle “buone cose” fatte dalla dittatura.

Su questa base, e in un contesto segnato dall’isolamento politico di un movimento che rifiutava i valori costituzionali, il percorso della Fiamma si snodò lungo una sorta di “doppio binario” che rifletteva la compresenza di diverse anime all’interno del Msi, l’evoluzione delle coordinate ideologiche e delle strategie missine, la collocazione del partito nel quadro politico italiano.

Da un lato, l’ideologia sportiva neofascista – con i suoi richiami al virilismo, all’agonismo, al culto della forza – costituiva una componente significativa dell’immaginario dei giovani missini che erano chiamati tanto a far primeggiare la divisa nera della Fiamma nelle competizioni sportive quanto a dare prova di sé nello scontro fisico con gli avversari politici. Dall’altro, i vertici della Fiamma, di concerto con la direzione del Msi, si rivolgevano alla “gioventù nazionale” puntando, attraverso l’attività sportiva, al reclutamento di ragazze e ragazzi non direttamente legati al neofascismo e nel contempo si muovevano pragmaticamente sul terreno istituzionale per ottenere legittimazione e sostegno da parte delle Federazioni e del Coni. La creazione di una rete sportiva costituiva inoltre un efficace veicolo degli ideali missini e uno strumento per la costruzione dell’identità neofascista e per il rafforzamento dell’articolazione del Msi sul territorio nazionale.

Nonostante la diffusa ostilità nei confronti del neofascismo, tra gli anni Cinquanta e Sessanta la Fiamma riuscì a radicarsi in alcune realtà locali, a dare vita a manifestazioni sportive di carattere nazionale, a partecipare ad eventi istituzionali dello sport italiano, a dotarsi di forme di comunicazione e organizzative che consentirono all’associazione di giungere al primo congresso nazionale del 1966 con un bilancio considerato nel complesso positivo dai vertici della destra politico-sportiva.

2 . Le origini dell’Associazione sportiva Fiamma

Dopo il secondo conflitto mondiale lo sport italiano ripartì dalle strutture ereditate dal fascismo, riadattate con alcuni parziali aggiustamenti al nuovo sistema democratico 5 . L’organismo centrale restava il Coni, guidato da Giulio Onesti 6 , mentre ex esponenti del regime mantenevano ruoli importanti ai vertici dello sport.

Il sistema sportivo rimase imperniato su una struttura gerarchica e privilegiò la dimensione professionistica e competitiva rispetto alla pratica sportiva di base. La gestione e la promozione dello sport popolare, affidate durante il fascismo all’Organizzazione Nazionale Dopolavoro e alla Gioventù Italiana del Littorio, vennero assunte dalle forze politiche attraverso la creazione degli enti di promozione sportiva.

Anche nell’estrema destra si fece strada l’idea di costituire una struttura sportiva che mosse i suoi primi passi in stretta connessione con il Movimento Sociale Italiano, il partito neofascista nato nel dicembre 1946. Il Msi si fondava sul richiamo all’esperienza del Ventennio e della Repubblica Sociale Italiana, proponendosi come alternativa al sistema democratico nato dalla Resistenza. Una posizione rafforzata dalla “sinistra” del movimento, ferma sulle  istanze antiborghesi e socializzatrici della Rsi, cui si contrapponeva una componente più moderata favorevole all’unione delle forze “nazionali” conservatrici in nome della difesa dal “pericolo comunista”.

Come ha notato Marco Tarchi, sin dalle origini

convivono nel Msi due componenti speculari ma nettamente distinte. Una, fortemente ideologizzata, respinge simultaneamente i riferimenti ideali del marxismo e del liberalismo e s’intestardisce nella ricerca di soluzioni terzaforziste. Un’altra, attratta dal radicalismo anticomunista, dal culto dell’ordine e dal richiamo all’autorità dello Stato, rimane scettica, quando non apertamente diffidente, di fronte ad ogni progetto di sapore rivoluzionario. Malgrado le ripetute convergenze, occasionate da particolari stati d’animo o contingenze storiche – l’epurazione, la rivendicazione delle ragioni della guerra perduta, l’orgoglio nazionalistico, il timore del comunismo, le tensioni internazionali Est/Ovest –, queste due famiglie di pensiero, schematicamente riconducibili all’ammirazione per gli aspetti movimentistici o per quelli istituzionali del fascismo, restano divise nelle sensibilità e nella determinazione degli obiettivi. 7  

Per un’area che si era autoesclusa non riconoscendosi nei valori costituzionali, ostracizzata dalle forze antifasciste, non era facile rientrare nel gioco politico. Sotto le segreterie di Giorgio Almirante e di Augusto De Marsanich il partito riuscì comunque a rafforzarsi dal punto di vista organizzativo ed elettorale, triplicando il consenso tra il 1948 il 1953, quando il Msi raggiunse il 6%, pari a circa un milione e mezzo di voti 8 .

Lo sviluppo del Movimento Sociale dipese anche dall’attenzione del partito nei confronti del mondo giovanile. Fu in questo contesto che si delinearono le prime iniziative della destra nell’ambito dello sport.

Nel 1947 la dirigenza del Msi costituì il “Fronte dei Giovani” i cui obiettivo era «“educare spiritualmente e fisicamente” le nuove generazioni per far sì che operino nella società al servizio esclusivo della Patria» 9 . Tra il 15 luglio e il 1° agosto nei pressi del Monte Rotondo in Abruzzo l’esecutivo dell’organizzazione promosse un campeggio estivo. Una «pausa dal nostro affannato vivere», una «concessione ai bisogni del corpo avido di riposo», secondo una nota stilata per illustrare gli scopi dell’iniziativa, che evidenzia come il campeggio rappresentasse un’opportunità per elevare lo “spirito” dei giovani” che

proprio per questo richiede per un tempo sia pur breve dell’anno un distacco dal corso abituale delle cose degli uomini, per purificarsi nella contemplazione di spettacoli naturali che solo la nostra Patria può offrire, per concentrarsi nella solitudine delle vette e dei boschi, per ritemprarsi insieme al fisico e rinnovare le energie per le battaglie che ci attendono, sempre più dure e più belle […] 10 .

Per rinvigorire il corpo e lo spirito la vacanza doveva essere improntata ad uno stile di vita regolato dalla disciplina e da un comunitarismo “virile”. Chi non sa sfuggire per pochi giorni alla «promiscuità» tra maschi e femmine, «chi non sa privarsi […] di quel senso di querula leggerezza (gridolini, scherzetti ecc.) che infonde ogni comitiva mista di ragazzi e ragazze», affermavano i dirigenti del Fronte, «non venga con noi»: «venga con noi chi ama e chi ha amato la tenda e la siesta serale accanto alla cucina all’aperto, mentre si incrociano i discorsi; e i racconti di cose passate, racconti di guerra, il più spesso sembrano quasi avvicinarsi nel tempo, divenire presenti, proiettarsi nell’avvenire facendosi ansia e intima promessa» 11 .

Mentre era in corso il campeggio, «La Rivolta Ideale», organo ufficioso del Movimento Sociale, annunciò che il Fronte aveva da poco costituito l’Associazione sportiva Fiamma (una torcia tricolore è il simbolo del Msi) con il compito di formare le sezioni di alcune discipline sportive: «calcio, pallavolo, scherma, pugilato, lotta giapponese, tennis» 12 .

3 . L’eredità del fascismo. I “padri fondatori” della Fiamma

Secondo una testimonianza di Luigi Meschini, uno dei fondatori della Fiamma sportiva,

i riferimenti storici della costituzione del “Fiamma” risalgono alla fine della guerra, quando un gruppo di amici, combattenti della Repubblica Sociale Italiana, vollero contribuire anche attraverso gli ideali sportivi a risollevare la bandiera dell’orgoglio e dell’onore italiano che era stata avvilita dalla guerra civile. Già allora l’idea del “Fiamma” aveva preso forma, rifacendosi all’esperienza dell’Opera Nazionale Balilla di Renato Ricci. Su quelle tracce, personaggi del valore di Lando Ferretti (antesignano dello sport in Italia), di Puccio Pucci, insieme ad alcuni giovani fondarono a Roma e in altre città d’Italia gruppi sportivi Fiamma. […] Lando Ferretti qualificava in modo incontrastato il nostro ente: per la sua grande esperienza e per il prestigio acquisito all’interno del Coni […]. Il primo presidente del “Fiamma” fu Pino Romualdi 13 .

Gli “ideali sportivi” a cui si riferisce Meschini rimandano esplicitamente al regime di Mussolini sia per il richiamo all’Onb guidata da Renato Ricci – che nel dopoguerra viene nominato presidente onorario del Centro Fiamma – sia per il ruolo di personalità come Ferretti e Pucci, due importanti esponenti dello sport fascista, e Romualdi, figura di spicco della Rsi.

Nato a Predappio nel 1913, Pino Romualdi aveva partecipato alla guerra d’Etiopia e combattuto nella Seconda guerra mondiale come volontario sul fronte greco-albanese per poi aderire alla Rsi, in cui aveva ricoperto il ruolo di vicesegretario del Partito Fascista Repubblicano, rimanendo, dopo la Liberazione, un punto di riferimento per tutto il neofascismo 14  e, fino al 1956, presidente della Fiamma sportiva.

Puccio Pucci, nato a Firenze nel 1904, vantava invece un passato nel mondo dello sport. Atleta di discreto valore, aveva gareggiato sugli 800 metri nelle Olimpiadi di Parigi del 1924. Iscritto al Partito fascista dal 1921 e ufficiale dei “moschettieri” di Mussolini, nel 1930 era stato nominato segretario della Federazione Italiana di Atletica Leggera, arrivando ad assumere nel 1940 la carica di segretario generale del Coni. La sua carriera era poi proseguita sotto la Repubblica sociale come responsabile dell’Ufficio Servizi Speciali del Pfr e, dal marzo del 1944, come presidente del Coni “repubblichino” 15 .

Legati dalla comune appartenenza ai vertici della Rsi, Pucci e Romualdi collaborarono dapprima alla costruzione della rete del neofascismo clandestino, quindi facendo parte del cosiddetto “senato”, il gruppo che diede un impulso decisivo per un ricollocamento dell’estrema destra nel quadro politico italiano attraverso la costituzione del Msi 16 .

Lando Ferretti era un fascista della prima ora 17 . Nato a Pontedera nel 1895, aveva partecipato alla marcia su Roma, divenendo ispettore generale dei Balilla e militando nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Direttore de «La Gazzetta dello sport» fra il 1923 e il 1924, nel 1925 assunse la presidenza del Coni che lasciò nel 1928 per guidare l’Ufficio stampa di Mussolini. Nello stesso anno fondò il mensile «Lo sport fascista», uno dei più importanti strumenti di propaganda sportiva del regime, scrivendo personalmente numerosi saggi e articoli dando un contributo decisivo alla definizione del progetto sportivo fascista fra gli anni Venti e Trenta.

Ferretti prese parte alla Seconda guerra mondiale come tenente colonnello e dopo l’8 settembre aderì alla Repubblica Sociale proseguendo l’attività giornalistica come editorialista del «Corriere della Sera» e collaborando alla radio della Rsi.

Al termine del conflitto partecipò alla costituzione del Msi, entrando nei vertici del partito occupandosi in particolare della stampa e della propaganda, venne poi eletto senatore nel 1952 e divenne presidente onorario della Fiamma sportiva nel 1956, alla morte di Renato Ricci.

In un volume pubblicato nel 1949 18  – con una fascetta che reca la scritta: «Tutto lo sport di venti anni in un libro; fierezza degli anziani, monito per i giovani» – Ferretti ripercorre la sua esperienza sportiva durante il regime e ricostruisce la teoria fascista dello sport finalizzata alla costruzione dell’”uomo nuovo” mussoliniano e della “Nazione sportiva e guerriera”.

L’ex gerarca esalta le imprese sportive del fascismo (dai successi nelle competizioni internazionali alla crescita della pratica sportiva, dalla diffusione dell’impiantistica alla creazione di strutture per la formazione fisica dei giovani), difendendo  la dottrina fascista dello sport e mostrando quanto il regime fosse debitore delle teorie da lui elaborate e messe in pratica come presidente del Coni.

Una tesi di fondo del libro è la continuità tra Italia liberale, fascismo e postfascismo in ambito sportivo. Come il regime aveva inglobato le strutture dello sport prefascista – debitamente “bonificate” dalle scorie liberali nonché potenziate e piegate all’ideologia fascista – così l’Italia repubblicana mantiene un legame con il Ventennio: il filo che lega passato e presente, nota Ferretti, consiste nella piramide Coni-federazioni-società sportive, mantenuta nell’impianto legislativo postbellico che, riaffermando il primato gerarchico del Comitato Olimpico Nazionale, costituisce «la prova di continuità dello sport italiano» inteso come «campo di prove cavalleresche, manifestazione di vita dove la giovinezza non conosce l’onta del tempo, speranza viva e operante di concordia tra le classi e tra i partiti per la rinascita fisica e spirituale della Patria» 19 .

In questa chiave di lettura la “continuità” assume una valenza positiva ed è funzionale alla legittimazione della centralità della fase fascista nella costruzione del sistema sportivo italiano e nella trasmissione di valori indicati da Ferretti come “perenni”, ma che in realtà rimandano alle coordinate ideologiche della concezione sportiva del Ventennio. Ne consegue un giudizio positivo sull’operato del presidente del Coni Onesti e sulla presenza di figure di primo piano dello sport fascista negli organismi sportivi italiani 20 .

Per completare la riorganizzazione dello sport italiano, Ferretti propose di valorizzare «il colossale patrimonio» dell’ex Gil – «che fu costituito con un fine ben preciso che nessuno ha il diritto di ignorare» – e di sostituire «le organizzazioni giovanili del passato regime» con appositi «organi nazionali» allo scopo di sviluppare «lo spirito agonistico di grandi masse di giovani» 21 . Ed è alla gioventù “nazionale” che Ferretti, fedele ai suoi ideali politico-sportivi, si sarebbe rivolto anni dopo con un messaggio intriso di nostalgia e speranza in una “riscossa nazionale”: dopo avere esaltato la «gioventù italiana, nata e cresciuta nel fascismo» che aveva raccolto «i suoi più belli, anche se cruenti allori, nella seconda guerra mondiale perduta dall’Italia ma non senza onore», si augurò che, chiuso «quel ciclo di epopea» «non solo sportiva», se ne potesse aprire un altro «in tutti i campi» 22 .

4 . La rete sportiva della destra

L’esordio della destra nel campo dello sport risentì inevitabilmente dell’isolamento politico del Msi, della diffusa ostilità nei confronti del neofascismo e della scarsa disponibilità di fondi:

Sorsero subito i primi ostacoli, posti da chi identificava l’attività sportiva come un’attività reazionaria. […] venivano presi di mira quegli atleti, come Fiorenzo Magni e Pino Dordoni, che avevano manifestato e continuavano a manifestare un’idea mai rinnegata 23 . La prima vera sede fu quella di via dei Portoghesi, a Roma, con un tavolo e due panche; […] non c’erano soldi, ma l’attività ha comunque decollato, sia con le società sportive che con i centri provinciali 24 .

La diffusione territoriale della Fiamma rifletteva inizialmente l’insediamento del Msi, radicato in particolare nel Centro-Sud, con gruppi sportivi formati a Roma, Latina, Ancona, Perugia, Livorno, Vibo Valenzia, Benevento, Bari, Catania, Gela, Nuoro 25 . Al Nord le prime associazioni sorgono a Udine e a Trieste, città-simbolo per il Msi che raccoglie consensi intorno alla parola d’ordine “Trieste italiana” 26 .Articolazioni sportive del neofascismo erano presenti anche nelle organizzazioni giovanili del movimento, il Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori (Rgsl) e il Fronte Universitario di Azione Nazionale (Fuan) 27 .

Un altro organismo legato al Msi era la Giovane Italia, un’associazione formalmente autonoma ma di fatto fiancheggiatrice del partito, costituita nel 1954 per favorire la penetrazione della destra nelle scuole superiori e «risvegliare» negli studenti «il senso della Patria» 28 . L’organizzazione promuoveva nuclei di istituto, attività culturali, ricreative e sportive, società dilettantistiche di atletica leggera, pallacanestro e calcio 29 . Per i giovani dell’associazione, ai quali era richiesta l’adesione ad «una visione spirituale, eroica ed agonistica della vita», durante il periodo estivo venivano organizzati campi-scuola, con un programma quotidiano scandito da attività fisiche e da incontri di aggiornamento politico-culturale 30 .

Lo stretto collegamento tra il Msi, la Fiamma sportiva e le associazioni giovanili di partito era funzionale tanto alla promozione della formazione fisica e della pratica agonistica quanto alla realizzazione di un’opera di propaganda e di proselitismo e al riconoscimento identitario dei giovani neofascisti attraverso i legami affettivi e “camerateschi” che si instauravano nelle dinamiche sportive.

Come si legge in una direttiva diffusa dai dirigenti della Fiamma, le società del gruppo erano invitate a collaborare con la Giovane Italia nell’organizzazione di manifestazioni sportive che «assumono il carattere di vera e propria leva giovanile» e risultano utili «ai fini propagandistici della nostra Idea» 31 . Gareggiando con i colori dell’associazione 32  e lottando per la vittoria i giovani erano spinti a sposare la causa politica del movimento:

quando infatti si stabiliscono fra la società sportiva ed i giovani quei legami affettivi che è possibile valutare pienamente nelle gare, quando l’atleta veste con orgoglio i colori della propria società ed è pronto a lottare con tutte le sue forze e la sua volontà  perché quei colori che indossa si affermino nella competizione, quando egli è conscio che i dirigenti, i camerati sono con lui e con lui soffrono e gioiscono; si può affermare senza tema di smentita che si fa del proselitismo con lettera maiuscola e si pongono le migliori premesse perché il giovane divenga nostro nel senso migliore della parola. L’attività sportiva è il migliore punto d’incontro tra i giovani ed è mezzo efficacissimo perché la simpatia, l’amicizia cameratesca nascano spontaneamente e perdurino nel tempo 33 .

Nel settembre 1955 allo Stadio delle Terme di Roma si svolse la prima manifestazione nazionale del gruppo sportivo missino, il Gran Premio Fiamma di atletica leggera, aperto ai tesserati di tutte le associazioni 34 , e il mese successivo venne costituito ufficialmente il Centro Nazionale Società e Gruppi Sportivi Fiamma con un proprio bollettino quindicinale d’informazione «Fiamma sport» sulle iniziative del Centro. Nel 1956 Pino Romualdi lasciò l’incarico di presidente a Vito Mussolini, nipote di Benito.

Le attività sportive dell’associazione – riportate settimanalmente su «Il Secolo d’Italia», il quotidiano del Msi – crebbero e si diffusero sul territorio nazionale. Le società della Fiamma erano affiliate alle federazioni, partecipavano ai campionati nazionali cogliendo i primi successi, organizzavano manifestazioni riconosciute ufficialmente dalle istituzioni sportive, strutturandosi anche in ambito femminile 35 .

Comunicando le linee programmatiche dell’associazione per il 1957, la dirigenza della Fiamma lanciava un chiaro messaggio politico-sportivo. Il Centro si proponeva di «potenziare maggiormente la propria attività, secernendo qualitativamente il sempre crescente numero di nuovi affiliati», di «trasfondere nei giovani tutte quelle qualità morali che sono precipue allo sport» e di assolvere al compito «di penetrazione e proselitismo tra le masse giovanili». Gli atleti erano invitati a «proseguire per la strada intrapresa con entusiasmo e fiducia», «con abnegazione e disciplina», tenendo «alto lo spirito di bandiera»; ai tecnici e ai preparatori il Centro garantiva che «non tralascerà di aiutarli e seguirli nell’impegnativo compito di forgiare le nuove leve che dovranno riallacciarsi spiritualmente al nostro passato d’onore e di gloria»; gli organizzatori e i responsabili politici venivano sollecitati a considerare «quanto lo sport può apportare di positivo alla nostra Idea, attraverso i diuturni e fraterni contatti con la masse giovanili che, sole, possono domani trasformarsi in plebiscito di consensi e assicurare la continuità dei nostri ideali» 36 .

5 . Agonismo, culto della forza e vitalismo nell’universo giovanile missino

I militanti missini attivi in ambito sportivo appartenevano in prevalenza al settore giovanile, un’area particolarmente permeabile alle suggestioni che provenivano dalle ali intransigenti del neofascismo, insofferenti rispetto alle componenti del partito impegnate pragmaticamente ad inserire il Movimento Sociale nei giochi parlamentari accreditandosi come collante dell’anticomunismo. Molti quadri giovanili erano reduci della Rsi che esprimevano in modo esasperato il «bisogno di affermare una piena continuità con il fascismo e un’ostinata volontà di non accettare la sconfitta del 1945» 37 .

Al lavoro culturale svolto attraverso numerose riviste che diffondevano le istanze “rivoluzionarie” delle anime “antisistema” del partito, i giovani neofascisti affiancavano l’impegno militante nelle piazze, dove erano in prima fila anche negli scontri fisici con la sinistra o con la polizia.

Nel “romanzo di formazione” di un giovane dell’estrema destra il culto del corpo e l’attività fisica intesa come “combattimento” rappresentavano un tratto ricorrente testimoniato tra l’altro, pur con i limiti di un approccio memorialistico talvolta romanzato, dall’ Autobiografia di un picchiatore fascista  di Giulio Salierno 38  l’opera è punteggiata di risse, agguati e scontri fisici con i “rossi”. Questi episodi, scrive l’autore, «davano sicurezza a noi e la toglievano agli avversari. Inoltre ciascuno di noi si abituava a considerare la violenza come una vera palestra di vita. Fare la boxe o la lotta o sollevare i pesi diventava così non uno strumento fisico formativo, ma un mezzo per poter dare battaglia» 39 .

Salierno si sofferma sull’ambiente delle palestre romane di boxe; è in una di queste – l’“Indomita” – che avviene il reclutamento di un pugile che diventa un attivo militante della sezione missina di Colle Oppio: «l’ingresso di Serse nel gruppo non significò solo poter contare su un elemento spericolato, atletico, capace di intimorire e se necessario picchiare qualsiasi avversario […], ma anche di attirare tra noi, richiamati dalla sua fama, diversi giovani sportivi del quartiere […]» 40 .

Insieme alle «corse in moto», al «culto delle armi», al «campo paramilitare» l’attività sportiva costituiva dunque una componente centrale del «vitalismo» che caratterizzava gli ambienti giovanili neofascisti descritti da Salierno 41 .

Nell’immaginario missino retaggi dannunziani e futuristi (il culto dell’eroismo, la mistica del vivere pericolosamente, il primato della forza fisica, l’esaltazione della vigoria atletica e del gesto energico e ardimentoso), confluiti poi nell’antropologia sportiva fascista, convivevano con il virilismo e l’agonismo “guerriero” propri dell’esperienza salotina e alimentati dalle tensioni che accompagnavano la ricerca di visibilità dell’estrema destra tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Per i giovani reduci della Rsi la dimensione fisica dello scontro politico era una pratica che si consolidava nella ricerca di un’agibilità di piazza. Il ricorso alla forza come lo sprezzo del pericolo e l’audacia dell’azione eversiva rappresentavano talora forme di iniziazione alla militanza e contribuivano ad accrescere il prestigio nel partito.

Si veda ad esempio il caso di Alberto Tagliaferri – ex combattente della X Mas di Borghese, nel 1950 responsabile nazionale per lo sport del Rgsl – promosso ai vertici dell’organizzazione giovanile del Msi in seguito al suo coinvolgimento nell’attentato alla nave scuola “Cristoforo Colombo”, ormeggiata nel porto di Taranto in attesa di essere consegnata all’Unione Sovietica in base ad una clausola del trattato di pace 42 .

Emblematica è anche la vicenda di Alberto Ribacchi. Ex ufficiale dei cacciatori di carri in Africa, insegnante di educazione fisica impegnato nella Fiamma sportiva 43 , fu tra i protagonisti di uno dei più clamorosi episodi di violenza neofascista nella capitale, avvenuto il 28   gennaio 1950 quando due camion di attivisti irruppero nel popolare quartiere romano della Garbatella e assaltarono con spranghe e bastoni la sezione del Pci 44 . Indicato dalla polizia come ideatore del raid, insieme agli altri responsabili dell’azione il giovane missino divenne per i neofascisti un simbolo della «lotta dura» contro i comunisti 45 . Nominato segretario del Rgsl romano, Ribacchi inquadrò l’organizzazione giovanile formando «militanti combattivi e determinati» 46  dedicandosi, in particolare, alla formazione fisica dei giovani secondo un’impostazione “attivistica” poco apprezzata dagli esponenti della corrente “spiritualista” ispirata a Julius Evola: «Ribacchi curava soprattutto l’aspetto agonistico, si preoccupava che facessimo ginnastica. Mentre noi avevamo fame di letture per trovare le basi culturali delle nostre scelte, lui guardava piuttosto al modello fascista della vecchia Gioventù del Littorio» 47 .

Le tesi di Evola, spiritualiste e tradizionaliste, antidemocratiche e antiborghesi affascinavano una parte rilevante del settore giovanile del Msi, laddove lo sport assumeva peraltro una gamma di significati diversi rispetto a quelli veicolati dall’ideologia sportiva fascista che si era tradotta in una pratica di massa volta a creare la “Nazione sportiva e guerriera”.

In uno dei testi più letti dalle nuove generazioni neofasciste, Rivolta contro il mondo moderno , Evola individua nello sport un’attività triviale che riduce l’essere umano ad un fascio di riflessi meccanici inibendo la formazione di una «superiore spiritualità» 48 . Alla “degenerazione plebea” dello sport di massa, il filosofo romano contrappone una concezione iniziatica e ascetica della dimensione sportiva, simboleggiata dall’esperienza elitaria dell’alpinista che corre il rischio della vita nelle sue imprese solitarie. Il «prorompere delle masse motorizzate in ogni luogo», l’«attacco» delle «teleferiche» e delle «funivie», «la montagna […] messa a portata di mano, quasi come un ascensore a pagamento» 49 , nella prospettiva antiegualitaria di Evola sono sintomi della decadenza spirituale della civiltà moderna. Per contrasto, viene evocata l’immagine “pura” dell’ascesa alpinistica grazie alla quale l’atleta si sottrae alla “barbarie” del turismo sportivo praticato dall’uomo comune: «la lotta con le altezze e le vertigini montane è la forma più pura e più bella, svincolata come è da tutto ciò che è macchina, da tutto ciò che attenua il rapporto diretto, assoluto, fra l’Io e le cose 50 . […] l’alpinismo è caratterizzato dalla ebbrezza dell’ascesa  in funzione di lotta e di conquista […]» 51 . Così concepita, la pratica sportiva dovrebbe contribuire alla rigenerazione di quello spirito eroico e aristocratico destinato a dominare nell’ordine gerarchico che i seguaci di Evola vorrebbero restaurare.

Come ha notato Francesco Germinario, uno dei principali studiosi della destra italiana, le proposte avanzate dai giovani del Msi animarono il dibattito culturale nel partito, ma l’isolamento e l’autoghettizzazione ne accentuano inevitabilmente l’autoreferenzialità anche su questo versante 52 . Le considerazioni di Germinario possono essere trasposte in una valutazione della cultura sportiva neofascista del dopoguerra, ancorata o ad una nostalgica rievocazione dell’ideologia e dei fasti sportivi del regime come quella proposta da Ferretti o alla riproposizione di un attivismo vitalistico o all’esaltazione reazionaria di valori tradizionali in una radicale opposizione alla civiltà moderna e alla società di massa. Questo limite segnò a lungo l’impianto ideologico della destra nel campo dello sport, mentre sul piano organizzativo l’atteggiamento pragmatico della dirigenza della Fiamma e l’impegno dei suoi attivisti nella formazione fisica dei giovani e nella promozione delle attività agonistiche consentì all’associazione di diffondersi ritagliandosi uno spazio, sia pure minoritario, nell’ambito degli enti di propaganda sportiva.

6 . Dalle Olimpiadi di Roma al primo congresso del Centro Sportivo Fiamma

Nel maggio 1957 i voti del Movimento Sociale risultarono determinanti per la fiducia ad un esecutivo a guida democristiana orientato a destra che corrispondeva alla strategia missina di sostegno alle correnti conservatrici della Dc, contrarie alle ipotesi di apertura verso il Partito Socialista 53 . L’accettazione dei voti del Msi per la formazione di un governo sancì il successo della linea di inserimento nel sistema politico italiano sostenuta dal segretario Arturo Michelini 54 .

Alla politica di legittimazione del Msi corrispose sul versante sportivo il coinvolgimento del Centro Sportivo Fiamma nelle manifestazioni istituzionali promosse in vista dell’Olimpiade di Roma.

Insieme agli altri enti di propaganda sportiva l’associazione fu invitata dal Coni a partecipare all’organizzazione della Giornata Olimpica istituita per diffondere lo spirito dei Giochi e avvicinare allo sport i giovani attraverso competizioni che si svolsero tra agosto e settembre del 1958 su tutto il territorio nazionale. L’importanza attribuita dall’associazione a questo evento era attestata dai richiami rivolti ai gruppi affiliati alla Fiamma ai quali si chiese «uno sforzo poderoso», sottolineando che alle società sportive «manchevoli» sarebbe venuto meno il sostegno del Centro 55 . Al termine della Giornata Olimpica «Fiamma sport» segnalava le società che si erano distinte per la capacità di promuovere le manifestazioni sportive anche in ambienti politicamente ostili, riportando un telegramma del presidente del Coni dove si elogiava l’ente per le numerose iniziative organizzate 56 .

Nell’aprile del 1960 il Msi raggiunse l’apice della sua influenza parlamentare sostenendo il governo Tambroni. Per la prima volta il Movimento appoggiava, da solo, un esecutivo democristiano, coronando la lunga marcia di avvicinamento verso la soglia del potere esecutivo 57 :

Vista la condizione di esplicita partecipazione al governo, anche le componenti storicamente refrattarie alla politica di inserimento sostennero la mozione “Inserirsi per rinnovare” presentata dalla segreteria e votata all’unanimità dal comitato centrale del 14 maggio 1960. Il documento, pur non mancando di riferirsi ai principi storici del movimento fascisti, richiamò l’accettazione del metodo democratico e la necessità di adeguamento e aderenza a una realtà storico-politica nuova all’interno della quale il Msi avrebbe svolto, una volta svincolatosi dalla discriminazione antifascista, una funzione di sostegno aperto al fronte conservatore anticomunista. 58

Questo percorso si interruppe bruscamente in seguito alle manifestazioni antifasciste avvenute a Genova, città  medaglia d’oro della Resistenza, dove il partito aveva deciso di svolgere il congresso nazionale tra il 2 e il 4 luglio. Il Movimento Sociale fu costretto a rinunciare, ma la protesta si estese a tutto il paese e la reazione delle forze dell’ordine provocò numerosi morti e feriti, mentre il 19 luglio Tambroni si dimise. Per il Msi queste giornate rappresentarono «l’avvio di una progressiva marginalizzazione nel sistema politico» 59 . I fatti del luglio ’60 comportarono non solo «la crisi irreversibile dell’opzione strategica micheliniana dell’inserimento, ma anche, a livello strutturale, la riproposizione della più complessa questione dell’identità di chi si definiva “fascista in democrazia”». Anche nella corrente moderata del Msi maturava «la convinzione della necessità di una struttura parallela al partito in grado di fronteggiare nelle piazze l’iniziativa comunista che tanta parte aveva avuto nel determinare la conclusione della vicenda del luglio ’60 […]». 60

In un clima di acceso antifascismo, con l’approssimarsi dell’Olimpiade romana si riaprì la polemica sulle iscrizioni fasciste presenti nel complesso architettonico del Foro Italico 61 . La questione era stata sollevata nel 1959 con un’interpellanza parlamentare dei deputati socialisti Federico Comandini e Oreste Lizzadri rivolta ai ministri dell’Interno e del Turismo e Spettacolo

per sapere se non ritengano opportuno, in occasione delle olimpiadi di Roma e in considerazione del carattere di pacifica solidarietà internazionale della grande manifestazione, di rimuovere al Foro Italico le scritte scolpite ad apologetica memoria di un passato che il popolo italiano e la coscienza democratica del mondo hanno condannato 62 .

Sulle colonne di Paese sera , Gianni Rodari aveva riassunto così le posizioni della sinistra, dei neofascisti e del governo:

Gli antifascisti chiedono che le scritte fasciste che ancora deturpano il Foro Italico siano cancellate; i fascisti, naturalmente, si battono perché rimangano al loro posto, a testimoniare i fasti del loro regime, felicemente espulso dal corpo della nazione; il governo per non guastarsi la destra, si guarda bene dal toccarle, giustificandosi gesuiticamente così: lasciamo le scritte come si lasciano le pagine nere nei libri di storia, sono cose del passato, non disturbano più. Noi siamo in linea di principio per la cancellazione […] per il rispetto che dobbiamo a noi stessi, per il rispetto che si deve al nuovo Stato italiano, sorto in combattimento vittorioso col fascismo 63 .

Nell’estate del 1960 parlamentari socialisti e comunisti – vista l’impossibilità di una cancellazione totale delle iscrizioni, per la loro quantità e per i tempi ristretti – chiesero che venissero eliminate almeno le scritte più vistose e inaccettabili, incontrando l’approvazione del governo, di Onesti per il Coni e di Andreotti, presidente del Comitato organizzatore dell’Olimpiade 64 . I lavori di parziale ripulitura iniziarono l’8 agosto suscitando le proteste del Msi e, in particolare, di Lando Ferretti – in qualità di senatore del Movimento Sociale, nonché presidente onorario della Fiamma sportiva e membro del Comitato organizzatore olimpico – che presentò un’interrogazione al presidente del Consiglio in merito all’iniziativa 65 . L’11 agosto un centinaio di militanti missini, guidati da alcuni parlamentari, manifestarono e bruciarono una bandiera rossa al Foro Italico. La polizia fermò diversi dimostranti e sei di loro, compreso l’onorevole Giorgio Almirante, vennero denunciati 66 .

La vicenda fu seguita da «Il Secolo d’Italia» con articoli dai toni sarcastici e sprezzanti come Fra le risate dei romani l’epurazione al Foro Mussolini  (10 agosto), articolo dove la testata  rivendicava l’azione del giorno successivo 67 , mentre il foglio ospitava le invettive anticomuniste dei lettori 68 .

L’avvio delle Olimpiadi contribuì a stemperare le tensioni. In un contesto di crescente isolamento del neofascismo, per la destra assunse un valore simbolico la partecipazione di giovani della Fiamma al percorso della fiaccola olimpica. Giuseppe Pansarella della Fiamma Roma, nazionale juniores di atletica leggera, è il tedoforo che giunse in Campidoglio il 24 agosto 1960. Il giorno successivo quattro atleti dell’associazione insieme a giovani di altre società sportive percorsero con la fiaccola gli ultimi chilometri verso lo Stadio olimpico 69 .

Dopo i Giochi di Roma la Fiamma continua la sua attività tra richiami identitari, riconoscimenti ufficiali e interventi nel dibattito nazionale sulla politica sportiva.

Il 4 novembre 1961 venne organizzata a Trieste la Coppa Francesco Paglia, un meeting di atletica leggera riservato a tutte le società Fiamma affiliate alla Fidal 70 . La Coppa era intitolata ad una figura centrale nell’immaginario giovanile missino: Paglia, studente universitario, ex bersagliere della Rsi, caduto assieme ad altri giovani il 6 novembre 1953 negli scontri con la polizia del governo militare alleato dopo tre giorni di manifestazioni infuocate che avevano attraversato Trieste per rivendicarne l’“italianità” 71 .

Nel settembre del 1965 la Fiamma Roma promosse il primo Trofeo della Giovinezza, una riunione nazionale maschile di atletica leggera per la categoria allievi, dedicato a Giorgio Bravin, giovane speranza della categoria negli anni Quaranta, bersagliere volontario della Rsi morto sul confine orientale nell’ottobre del 1943 72 . A Renato Ricci erano dedicati invece i Campionati Italiani Fiamma organizzati per la prima volta a Firenze nel 1966 73 .

In ambito sportivo-istituzionale l’impegno della destra fu riconosciuto dal Coni, che premiò diverse società della Fiamma «per i servigi resi allo sport agonistico» 74 , e porta per la prima volta alla partecipazione di un atleta dell’associazione, il judoka Bruno Carmeni della Fiamma Yamato Roma, alle competizioni olimpiche di Tokyo 1964 75 .

Sul piano dell’immagine, come segno della vicinanza tra Msi e mondo dello sport, nel 1965 la destra diede risalto all’elezione di Nino Benvenuti nel consiglio comunale di Trieste 76 . L’esperienza si interruppe però precocemente a causa delle contestazioni subite durante un match a Roma, come racconta lo stesso pugile istriano nella sua autobiografia,:

Qualcuno dalle gradinate urlò: “Nino fascista!”. E molti si unirono al coro. […] Il giorno dopo mi recai a Trieste, nell’aula del Consiglio comunale. Presi la parola e, rivolgendomi al sindaco, dissi che ero costretto a dimettermi da quell’incarico così prestigioso perché incompatibile con la mia attività sportiva o, almeno, con la sensibilità di quelli che non appoggiavano la mia scelta politica. […] Non rinnegai in alcun modo le mie simpatie, ma in quel momento scelsi di essere il campione di tutti 77 .

In materia di politica sportiva, le linee guida della destra prevedevano un «Coni totalmente autonomo, con intervento dello Stato solo per il finanziamento e il controllo delle spese», «l’organizzazione di una Gioventù italiana», «apolitica e finanziata dallo Stato con funzioni para-scolastiche», l’incremento dell’educazione fisica nelle scuole e la tutela degli enti di propaganda 78 .

Per potenziare lo sport dilettantistico, la Fiamma proponeva di inserire fra le spese obbligatorie degli enti locali quelle concernenti la costituzione degli impianti sportivi e i contributi agli enti di propaganda sportiva e invitava il Coni a mantenere «l’impegno preso in più occasioni di stanziare maggiori fondi per le attività giovanili» 79 . Le istanze dell’associazione vennero portate in parlamento dal Msi attraverso una proposta di legge sul potenziamento dell’educazione fisica nel sistema scolastico e sulle attività sportive giovanili 80 .

Il 29 gennaio 1966 a Roma, nell’aula magna del centro sportivo dell’Acqua Cetosa, si tenne il primo congresso nazionale del Centro Nazionale Sportivo Fiamma. Sul palco capeggiava uno striscione «con una frase di Benito Mussolini: “Lo Stato che ha un contenuto da tradurre in storia deve porre l’educazione fisica e l’attività sportiva tra i suoi compiti educativi più immediati e importanti”». 81   L’assise si aprì con i saluti di Ferretti, a nome della segreteria del MSI, e del deputato Raffaele Delfino in rappresentanza delle organizzazioni giovanili missine 82 .

La relazione sull’attività nazionale fu affidata a Carlo Alberto Guida, divenuto presidente nel 1963 dopo la morte di Vito Mussolini. Nel suo intervento, oltre ad invitare «lo Stato a rivolgere più attente cure allo sport, in cui si interpreta la civiltà di un popolo», fu ancora una volta affermata la continuità ideale tra lo sport fascista e l’attività della Fiamma: «l’azione della Fiamma tende a rinnovare nel solco di quanto venne compiuto in tale campo in un periodo, ormai lontano nel tempo, ma vivo ancora nell’animo degli italiani, fatti che portarono lo sport italiano ad affermazioni di eccellenza in campo internazionale» 83 .

7 . Conclusione

Attraverso l’analisi delle fonti, si è cercato di delineare il profilo ideologico, i tratti principali e l’articolazione della politica sportiva neofascista, offrendo alcuni spunti di riflessioni in vista di più puntuali indagini. La ricerca dovrebbe estendersi dal punto di vista temporale – indagando l’esperienza della Fiamma anche nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e lo scioglimento del Msi a metà degli anni Novanta 84  –e rapportarsi agli studi sulle altre organizzazioni politico-sportive per un’auspicabile ricostruzione complessiva del segmento del mondo dello sport costituito dall’associazionismo, nel quadro della storia dell’Italia repubblicana 85 .


1  Sulla storia del Csi cfr. Centro sportivo italiano. Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano: 1906-2006. Dalla Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane al Centro Sportivo Italiano , a cura di A. Greganti, Bergamo, Litostampa istituto grafico, 2006; Gedda e lo sport. Il Centro Sportivo Italiano: un contributo alla storia dell’educazione in Italia , a cura di E. Preziosi, Molfetta, La Meridiana, 2011. Si veda anche F. Fabrizio  Alle origini del movimento sportivo cattolico in Italia , Milano, Sedizioni, 2009. Sulla storia dell’Uisp cfr. L. Martini, Nascita di un movimento. I primi anni dell’UISP , Roma, Edizioni Seam, 1998; B. Di Monte, S. Giuntini, I. Maiorella, Di sport, raccontiamo un’altra storia. Sessant’anni di sport sociale in Italia attraverso la storia dell’UISP , Molfetta, La Meridiana, 2008. Sulla storia locale dell’Uisp: S. Giuntini, UISP a Milano 1948-1990. Dall’Unione Italiana Sport Popolare all’Unione Italiana Sport Per tutti , Milano, Edi-ermes, 1991; L. Senatori, Dallo sport popolare allo sport per tutti: le radici storiche, l’esperienza dell’UISP di Firenze , Firenze, Polistampa, 2006. Sul Csi e l’Uisp tra il 1968 e la prima metà degli anni Settanta: A. Molinari, G. Toni, Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti (1968-1978) , Milano-Udine, Mimesis, 2018, pp. 125-138, 153-165.  Mancano invece ricostruzioni organiche sul Centro Nazionale Sportivo Libertas, sull’Associazione Sportiva Socialisti Italiani e sull’Associazione Italiana Cultura e Sport.

2  Notevoli per le riflessioni proposte, per la varietà dei temi trattati e per le fonti utilizzate sono in particolare gli studi di Marco Tarchi, Giuseppe Parlato, Piero Ignazi, Francesco Germinario e Davide Conti, citati oltre insieme ad altre opere sul neofascismo.

3  Cfr. il numero speciale della rivista del Centro Nazionale Sportivo Fiamma dedicato ai quarant’anni di vita dell’associazione («Primato», n. 5, maggio 1988) – peraltro interessante per la documentazione storica – e la mostra Tempi migliori. Settant’anni di sport a destra , promossa dall’Alleanza Sportiva Italiana e inaugurata a Roma il 28 gennaio 2017.

4  In seguito allo scioglimento del Msi, l’archivio dell’associazione è andato disperso. Ho ricavato questa informazione da una conversazione con Sandro Giorgi, storico dirigente della Fiamma, che ringrazio per avermi fornito indicazioni e materiali utili ai fini della stesura del presente saggio.

5  Sulla questione delle persistenze e delle discontinuità istituzionali del sistema sportivo italiano nella transizione dal fascismo alla Repubblica cfr. F. Fabrizio, Storia dello sport in Italia. Dalle società ginnastiche all’associazionismo di massa , Rimini-Firenze, Guaraldi, 1977; F. Bonini, Le istituzioni sportive italiane: storia e politica , Torino, Giappichelli, 2006; F. Mazzarini, Il miracolo di Onesti. Dalle fiamme di guerra alla fiaccola olimpica , «Lancillotto e Nausica», n. 1-2, 2010; Il CONI nella storia dello sport e dell’Italia contemporanea , a cura di F. Bonini, A. Lombardo, Roma, Studium, 2015; N. Sbetti, La transizione dal fascismo alla Repubblica nelle istituzioni sportive,  in Dal fascismo alla Repubblica: quanta continuità? Numeri, questioni, biografie , a cura di M. De Nicolò, E. Fimiani, Roma, Viella, 2019, pp. 203-219; S. Giuntini, La storia del Coni: un libro con alcuni capitoli ancora da scrivere , in   «Clionet», n. 3, 2019; [http://rivista.clionet.it] (salvo diversa indicazione tutti gli url sono stati controllati il 3 ottobre 2019).

6  Il 22 giugno 1944, su indicazione del Partito Socialista, Giulio Onesti era stato nominato reggente provvisorio del Coni con l’incarico di liquidarlo. Divenuto in ottobre presidente dell’istituzione, Onesti decise invece di mantenere in vita il Comitato Olimpico con una scelta motivata sia in funzione della natura dell’organismo che, pur essendo stato fascistizzato, non era una creazione del fascismo, sia per il rischio di un’esclusione dell’Italia dal movimento olimpico. Cfr. AA.VV. Giulio Onesti. Sport, politica e cultura nella storia di un grande italiano , Roma, Edizioni Sds, 2018.

7  M. Tarchi, Esuli in Patria. I fascisti nell’Italia repubblicana , Parma, Guanda, 1995, p. 40 e Id., Le Destre, l’eredità del fascismo e la demonizzazione dell’avversario , in L’ossessione del nemico: memorie divise nella storia della Repubblica , a cura di A. Ventrone, Roma, Donzelli, 2006, pp. 115-135.

8  P. Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano , Bologna, il Mulino, 1989, pp. 37-82; A. Baldoni, La Destra in Italia 1945-1969 , Roma, Editoriale Pantheon, 1999, pp. 257-259 e 415-418.

9   Ivi , p. 219.

10   Il Fronte Giovanile organizza un campeggio estivo , in «MSI. Circolare settimanale», n. 16-17, 14-21 giugno 1947, cit. in Ivi, p. 221.

11   Ibidem.

12  «La Rivolta Ideale», n. 29, 17 luglio 1947.

13   Intervista a Luigi Meschini , in «Primato», n. 5, maggio 1988, (numero speciale dedicato ai quarant’anni di vita dell’associazione), p. 4. Nel 1936 Meschini era stato inserito come giovane promessa dell’atletica leggera nella rappresentativa dell’Opera Nazionale Balilla per le Olimpiadi di Berlino, cfr. [www.atletiazzurriroma.it/dettagliAtleta.asp?idAtleta=1142].

14  G. Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948 , Bologna, il Mulino, 2006, pp. 79-80 e 156-157.

15   Ivi , p. 76. Per Coni “repubblichino” si intende il Comitato Olimpico passato sotto il controllo della Rsi. Invece, come si è accennato, sotto la guida di Onesti nella parte d’Italia liberata dal nazifascismo operava l’altro spezzone dell’organismo.

16   Ivi ,   pp. 76-79 e 174-176.

17  Sulla figura di Ferretti e il suo ruolo nella politica sportiva fascista cfr. F. Fabrizio, Sport e fascismo. La politica sportiva del regime 1924-1936 , Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976, pp. 18-27, 83-84 e 101-102; A. Bacci, Lo sport nella propaganda fascista , Torino, Bradipolibri, 2002, pp. 37-52, 129-198 e 223-227; G. Colasante, Miti e storie del giornalismo sportivo. La stampa sportiva italiana dall’Ottocento al fascismo , Roma, GarageGroup, 2013, pp. 114-123.

18  L. Ferretti, Lo sport , Roma, L’Arnia, 1949.

19   Ivi , p. 153.

20   Ivi , pp. 362-363 e 378.

21   Ivi , pp. 379-382.

22  L. Ferretti, Vent’anni di primati , in Il Ventennio , a cura di Rivista Romana, Roma, Centro Editoriale Nazionale, 1960, pp. 458-459. Il saggio di Ferretti rientra in un’opera concepita da reduci del regime per riabilitare il fascismo «con l’ottimistica speranza, tutta mussoliniana, che l’avvenire sia migliore del presente», ivi , p. 15.

23  Sul rapporto di Magni con la Rsi, legato in particolare al massacro di Valibona del 3 giugno 1944, cfr. W. Bernardi, Il “caso” Fiorenzo Magni. L’uomo e il campione nell’Italia divisa , Portogruaro, Ediciclo, 2018.  Dordoni – campione olimpico nel 1952 sui 50 km di marcia – durante la guerra era stato volontario nell’esercito della Rsi. Al termine del conflitto venne internato nel campo americano di Coltano vicino a Pisa, dove si trovavano ex membri della Repubblica sociale, cfr. S. Giuntini, Sport e Resistenza , Milano, Sedizioni, 2013, p. 26.  

24   Intervista a Luigi Meschini , Op. cit. , Protagonisti dei primi anni della Fiamma furono Oddone Talpo, membro della Segreteria del Msi, Giorgio Fois, Nino Dispotico, Luigi Angelini, Doleros Paesani, Giuseppe Vogogna, i dirigenti giovanili missini Loris Lolli, Giuseppe Ciammaruconi, Alberto Ribacchi, Alberto Tagliaferri, Giulio Candelori, Carlo Alberto Guida «e due fratelli, Roberto e Raimondo Vianello, quest’ultimo poi diventato un attore comico di successo, ma sempre legatissimo al mondo della Fiamma», cit. da A. Baldoni, Destra senza veli: storia e retroscena dalla nascita del MSI ad oggi , Roma, Fergen, 2017, p. 86.

25   Intervista a Luigi Meschini , Op. cit.

26  Nelle elezioni amministrative del giugno 1949 a Trieste il partito neofascista raggiunge il 6%; tra gli eletti nel consiglio comunale c’è anche uno sportivo, il velista Luigi de Manincor, oro olimpico a Berlino 1936: Riaffermata nelle elezioni l’italianità di Trieste , in «Corriere della Sera», 14 giugno 1949; Baldoni, Op. cit. , p. 91. Nel 1950 nasce la Fiamma sportiva triestina con una squadra di calcio, una formazione di rugby e un gruppo di atletica leggera, cfr. Gianluca Montebelli, Trieste capitale dello sport , «Primato», n. 8-9, agosto/settembre 2018, pp. 15-17.  

27  Baldoni, Op. cit ., p. 222; A. Amorese, FUAN. Prima parte: dai Guf al ’68. Gli studenti nazionali tra piazze e atenei , Massa, Eclettica, 2017, p. 60.

28   Punti programmatici della Giovane Italia , in «La Giovane Italia», numero unico, 22 dicembre 1950.

29  Baldoni, Op . cit ., p. 443.

30   Ivi , pp. 440-442.

31   Direttive generali , in «Fiamma sport», n. 10, dicembre 1956, cit., da  «Primato», n. 5, maggio 1988.

32  Il completo di gara della Fiamma è nero.

33   Direttive generali, Op. cit.

34  In quell’occasione Paola Paternoster sigla il primato nazionale nel salto in alto con 1,57, superando di un centimetro il record stabilito da Ondina Valla nel 1937: Nel G.P. Fiamma a Roma. Paola Paternoster record nell’alto , in «La Gazzetta dello Sport», 26 settembre 1955.

35   Attività femminile , in «Fiamma sport», n. 14, 5 maggio 1957; Grande attività e molti successi dei Gruppi sportivi Fiamma , in «Il Secolo d’Italia», 15 maggio 1958; Medaglie d’oro ad atleti ed allenatori della Fiamma più meritevoli , «Fiamma sport», n. 26, 20 novembre 1958.   Il primo titolo nazionale dell’associazione è conseguito nel 1957 dal gruppo di atletica leggera allievi della Fiamma triestina; l’anno successivo Enrico Guadagni della Fiamma Yamato di Roma si aggiudica il titolo di campione italiano di judo nei medi cinture nere: cfr. Baldoni, Op. cit ., p. 90; Atleti Fiamma Campioni Italiani , in «Primato», n. 5, maggio 1988, p. 52.

36   Auguri e linee programmatiche per il 1957 , ivi , n. 5, maggio 1988, p. 7.  

37  A. Carioti, Gli orfani di Salò. Il “sessantotto nero” dei giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951 , Milano, Mursia, 2008, p. 17.

38  G. Salierno, Autobiografia di un picchiatore fascista , Torino, Einaudi, 1976.

39   Ivi , p. 65.

40   Ivi , pp. 63-64.

41  C. Stajano, Introduzione a Salierno , Op. cit ., p. VII.

42  Carioti, Op. cit ., p. 111.

43   Ivi , pp. 77-78; Baldoni, Op. cit ., p. 86.

44  Carioti, Op. cit ., pp. 151-154.

45  R. Mieville, La Gioventù nazionale fronteggia ‘l’apparato rosso’ , in «La Rivolta Ideale», 23 febbraio 1950.

46  Testimonianza di Giulio Caradonna, cit. in Carioti, Op. cit ., p. 78.  

47  Testimonianza di Pino Rauti, ibidem .

48  J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno , Roma, Edizioni mediterranee, 1969 (prima edizione 1934), pp. 407-408.

49  Id., Cavalcare la tigre. Orientamenti esistenziali per un’epoca della dissoluzione , Roma. Edizioni mediterranee, 2009 (prima edizione 1961), p. 111; Id., Tempesta sul Monte Rosa  (1955), in Id., Meditazione delle vette: Scritti sulla montagna 1927-1959 , Roma, Edizioni mediterranee, 2003, p. 167.

50   Ivi , p. 43.

51  Id., L’Arco e la Clava , Roma, Edizioni Mediterranee, 1995 (prima edizione 1968), p. 60.

52  F. Germinario, Da Salò al governo. Immaginario e cultura politica della destra italiana , Torino, Bollati Boringhieri, 2005, pp. 64-66.

53  Il governo è guidato da Adone Zoli, cfr. Ignazi, Op. cit ., pp. 88-89.

54  Michelini era stato eletto segretario del Msi nell’ottobre del 1954. Il progetto micheliniano, sostenuto dal “centro” del partito, è osteggiato dalla “sinistra” interna e dal gruppo di Ordine Nuovo guidato da Pino Rauti, uscito dal Msi dopo il V Congresso del Msi, tenutosi a Milano nel novembre 1956, che aveva confermato Michelini come segretario.

55   Giornata Olimpica , «Fiamma sport», n. 23, luglio 1958, cit. da «Primato», n. 5, maggio 1988.

56   Giornata Olimpica , «Fiamma sport», n. 24, settembre 1958, ibidem .

57  Ignazi, Op. cit ., pp. 92-93.

58  D. Conti, L’anima nera della repubblica. Storia del Msi , Roma-Bari, Laterza, 2013, p. 26.

59  Ignazi, Op. cit ., p. 102.

60  Conti, Op. cit ., p. 27.

61  Cfr. S. Giuntini, “L’oppio dei popoli”. Sport e sinistre in Italia (1892-1992) , Canterano, Aracne, 2018, pp. 245-246. Sulle Olimpiade del 1960 si vedano M. Impiglia, L’Olimpiade dal volto umano: tutti i Giochi di Roma 1960 , Roma, Libreria Sportiva Eraclea, 2010; Le Olimpiadi del “miracolo” cinquant’anni dopo , a cura dell’Istituto romano per la storia dell’Italia dal fascismo alla resistenza, Milano, Franco Angeli, 2010 (con contributi di Francesco Bonini, Italo Insolera, Francesca Mazzarini, Leopoldo Tondelli) e Premesse alchimie testimonianze anomalie dei Giochi di Roma ’60 , numero monografico di «Lancillotto e Nausica», n. 1-2, 2010.

62  Cit. da Atti Parlamentari (AP), Camera, Discussioni, Lgsl. III, seduta del 6 ottobre 1959, p. 10612.

63  G. Rodari, Poscritto per il Foro , in «Paese sera», 7 novembre 1959.

64   Il governo ha deciso di cancellare le scritte fasciste al Foro Italico , in «La Stampa», 9 agosto 1960.

65   Cancellate le scritte fasciste al Foro italico , in «Corriere d’informazione», 9 agosto 1960.

66   Incidenti al Foro italico per la cancellazione delle scritte , in «Corriere della Sera», 11 agosto 1960; Denunciati i quattordici fermati e alcuni esponenti del MSI , ivi , 12 agosto 1960.

67   Bandiere rosse bruciate dai giovani al Foro Mussolini , in «Il Secolo d’Italia», 12 agosto 1960.

68   L’operazione-scritte vista dai nostri lettori , in «Il Secolo d’Italia», 12 e 13 agosto 1960.

69   Fiaccola olimpica , in «Bollettino della Fiamma», n. 3, ottobre 1960.

70  Numerosi giovani della Fiamma confluiscono a Trieste, ma la manifestazione venne rinviata a causa di un nubifragio che rese impraticabili i campi sportivi, cfr. Coppa Francesco Paglia-Trieste 4 novembre 1961 , in «Primato», n. 5, maggio 1988, p. 12.

71  Sugli eventi che avevano portato alla morte di Paglia cfr. Baldoni, Op. cit ., pp. 423-427.

72   Atletica leggera. 1° Trofeo Della Giovinezza , in «Italia sport», 10 agosto 1965 ( Italia sport  nacque nel 1965 come agenzia giornalistica della Fiamma). Il Trofeo Bravin, in seguito aperto anche alla partecipazione femminile, diventerà un appuntamento annuale dell’atletica giovanile, disputato ancora oggi.

73   Campionati Italiani Fiamma Renato Ricci , in «Primato», n. 5, maggio 1988, p. 18.

74  «Fiamma sport», 1° giugno 1962 e 27 luglio 1963.

75  Baldoni, Op. cit ., p. 91.

76  Benvenuti subentrò in Consiglio comunale al deputato missino Gefter Windrich, «dimessosi per protesta per la nomina a componente della Giunta comunale di un consigliere di minoranza slovena», cit. da «Italia sport», 24 luglio 1965.

77  N. Benvenuti, Il mondo in pugno , Milano, Sperling e Kupfer, 2001, pp. 91-92.

78  Intervista di Antonio Ghirelli a Lando Ferretti: Bisogna far rivivere la ‘Gioventù italiana’ , in «Corriere della Sera», 18 gennaio 1963.

79  «Italia sport», 26 luglio 1965.

80  AP, Camera, Documenti – Disegni di legge e relazioni, Lgsl. IV,  Proposta di legge d’iniziativa dei deputati Cruciani e Guarra, Direttive e provvidenze a favore dell’educazione fisica e sportiva scolastica e delle attività ricreative e sportive della gioventù  (n.  3184), presentata il 25 maggio 1966.

81   Lo Stato deve riprendere una politica attiva per la rivalutazione dello sport tra i giovani , in «Il Secolo d’Italia», 2 febbraio 1966.

82   Ibidem.

83   Inaugurato il I Congresso nazionale del Centro Sportivo Fiamma, Roma, 29 gennaio 1966 , in «Primato», n. 5, maggio 1988, p. 18.

84  Sulla Fiamma nella prima metà degli anni Settanta cfr. Molinari, Toni, Op. cit ., pp. 180-184.

85  Spunti in questa direzione si trovano in Fabrizio, Storia dello sport, Op. cit .