Una Nuova Rivista per lo Studio della Storia dello Sport in età Contemporanea

Francesco Bonini

(Università di Roma LUMSA)

Patrizia Dogliani

(Università di Bologna)

Sergio Giuntini

(Società Italiana di Storia dello Sport)

Storia dello sport, icasticamente, è la testata che abbiamo scelto. A definire il campo di lavoro, ­precisato nella contemporaneità, quella dal lungo Ottocento, se è vero che, come ci si chiedeva in un titolo rimasto emblematico, lo sport si può caratterizzare come una «innovazione vittoriana».

Proporre, trentasei anni dopo quel contributo pubblicato su «Quaderni storici», emblematico del primo avvio di una vivace stagione di studi, una rivista scientifica di storia dello sport è un punto di arrivo e un punto di partenza. Punto di arrivo di un lavoro di lunga lena, che ha determinato una ormai definitiva legittimazione degli studi di storia dello sport anche nel panorama accademico e scientifico italiano, ma anche punto di partenza, perché quel risultato deve essere consolidato, sviluppato e intrecciato con un dibattito europeo e internazionale vivacissimo, che già da anni conta anche su riviste di lunga tradizione. Basti ricordare «Sport in History», «International Journal of the History of Sport», «European Studies in Sports History». Ci affiancheremo così, sviluppando il versante propriamente accademico, alla pionieristica e ormai consolidata esperienza di «Lancillotto e Nausica», che offre da anni un originale punto di vista multidisciplinare di «critica e storia dello sport», e a «Ludica», annale di «Storia e civiltà del gioco», che molto spazio ha dato alle attività agonistiche, anche se prevalentemente in età antica e moderna.

1. Un terreno di studi articolato

In Italia lo spazio della storia dello sport in epoca contemporanea è stato a lungo disorganizzato o, più esattamente, polarizzato. Una polarizzazione si è infatti determinata tra storia dell’educazione fisica e storia dello sport: pertiene all’organizzazione delle discipline e degli studi universitari in cui l’educazione fisica e un approccio pedagogico rivestivano un ruolo molto rilevante, e rinvia anche distinzione tra la ginnastica e gli sport, all’origine dello sviluppo contemporaneo, sul finire del XIX secolo. Un’altra, e più persistente, settorializzazione è cresciuta e consolidata nel rapporto tra una storia che si può definire “interna” (i record, le competizioni, le tecniche) e una storia “esterna” dello sport (come strumento di consenso o luogo di investimento). Con il rischio, nell’uno e nell’altro caso, della prevalenza del “pittoresco”.

Il fatto significativo che si è prodotto anche in Italia, in particolare proprio nell’arco degli anni a cavallo tra XX e XXI secolo, è stata la presa di coscienza e poi il superamento progressivo di questa polarizzazione. Non tutti i problemi ovviamente sono stati risolti, tuttavia si guarda con sempre maggiore convinzione all’intera medaglia, anche se le due facce restano, come è giusto, presenti. Superamento avvenuto non tanto per via di affermazione teorica, quanto attraverso la moltiplicazione delle occasioni di incontro e di dialogo, la circolazione e la discussione delle pubblicazioni, insomma lo sviluppo della produzione storiografica e la comune adozione di un parametro qualitativo esigente, tanto di storia politica e istituzionale, che di storia culturale e sociale.

La progressiva introiezione di esigenti parametri qualitativi permette così di accreditare la produzione storiografica in un panorama europeo sempre più vivace e in un contesto accademico ­sempre più esigente.

2. Un patrimonio da sviluppare

Non è possibile fare qui una puntuale rassegna degli studi recenti, che già in questo primo numero cominciano a seguire con puntualità: basta ricordare alcuni temi su cui si è concentrata l’attenzione in modo più particolare, in attesa che cresca la sensibilità alla storia da parte delle diverse istituzioni che fanno capo al CONI e che divenga sempre meglio fruibile il patrimonio degli archivi sportivi, che hanno la caratteristica di essere ricchi di materiali che parlano anche della cultura materiale dello sport e aiutano così ad una storia “totale”.

Un capitolo – cornice anche della stagione più recente di storia dello sport è rappresentato dall’olimpismo e dai giochi olimpici, una dimensione che non è solo spaziale, ma culturale. Sono apparsi agili studi sintetici, ed altri più specifici su alcuni appuntamenti olimpici (come anche su altre competizioni internazionali), si è lavorato con intelligenza sulle candidature italiane ed è stato anche approfondito il tema dei valori e della cultura. In maniera crescente si è lavorato anche su Giulio Onesti e su alcune figure fondamentali della dirigenza sportiva. Ampi spazi sono comunque aperti per studiare il contributo italiano nelle arene internazionali e sui tanti soggetti, che, accanto al Coni, operano nel sistema sportivo: basti ricordare gli enti di promozione sportiva con i loro archivi, a partire dal CSI e dall’UISP.

Sulle diverse discipline (e relative federazioni e società) sono usciti lavori di sintesi ben documentati, come pure alcuni studi monografici, mentre l’impatto comunicativo di alcuni sport, tra cui ovviamente il calcio, continua a suscitare un interesse trans-nazionale. Altrettanto persistente il successo e l’interesse per il ciclismo.

D’altra parte temi come lo sport femminile, lo sport militare, lo sport universitario, le infrastrutture, il tifo, la violenza, i consumi sono stati oggetto negli ultimi anni di significativi approfondimenti, base per ulteriori sviluppi.

Lo sport si intreccia del resto con i più importanti passaggi della storia dell’Italia, e più in generale contemporanea: è il quarto ambito tematico di sviluppi recenti e di prospettive promettenti. L’attenzione più viva, anche da parte di molti studiosi anche stranieri, certamente è sul periodo fascista, a partire proprio dal ruolo delle “arene totalitarie”. Non mancano importanti lavori sull’età liberale e si sta sviluppando un’attenzione nuova anche al periodo della Ricostruzione, culminato negli appuntamenti olimpici di Cortina 1956 e di Roma 1960. Il centenario della Grande guerra infine ha costituito un’importate occasione per promuovere nuove ricerche, sottolineando come lo sport costituisce un punto di vista ormai imprescindibile per studiare i grandi nodi della contemporaneità.

Infine, pochi temi storiografici si prestano come lo sport ad una storia globale della contemporaneità, sulla base delle discipline e degli sportivi, degli incontri e dei record, delle relazioni internazionali e di organismi trans-nazionali, dei luoghi e dei paesi e delle loro culture sportive e del tempo libero, dei linguaggi e della comunicazione sportiva, del rapporto differenziato tra generi e sport. Questa rivista parte dell’Italia, ma intende confrontarsi con il dibattito e le ricerche internazionali, con l’ambizione di essere un ponte negli studi europei tra nord e sud del continente e un riferimento per l’area mediterranea. Anche per questo motivo oltre all’italiano, sarà possibile pubblicare anche in inglese, francese, spagnolo e portoghese.

3. La rivista

In questo senso abbiamo l’ambizione da un lato di colmare una lacuna e dunque offrire uno spazio scientifico chiaro ed aperto, dall’altro di sostenere una operazione culturale, ovvero fare risaltare accanto agli aspetti medico, tecnico, giuridico, pedagogico, tutti dotati anche in Italia di proprie riviste scientifiche di riferimento, anche la prospettiva storica a caratterizzare la cultura sportiva e dunque la cultura civica e le politiche pubbliche. D’altra parte una pubblicazione che si vuole accademica, nel senso proprio del termine, offrendo un patrimonio di ricerche originali e di dibattiti scientifici, lo mette a disposizione anche per misurarsi con le sfide della cosiddetta “storia pubblica”, della didattica (anche alla luce anche dell’istituzione dei licei sportivi dove l’insegnamento di storia dello sport sarebbe auspicabile) e della divulgazione.

La struttura è semplice, divisa in tre sezioni: saggi, materiali e dibatti. La prima è dedicata alla pubblicazione di ricerche inedite, la seconda alla discussione su fonti e metodologia, la terza alla discussione su libri, pellicole, convegni e network di ricerca.

Lo spontaneo consenso che si è maturato nei confronti di questa ardua intrapresa disegna, articolata nei diversi comitati della rivista, una vasta rete di studiosi, di diverse provenienze e di diverse generazioni, italiana ed europea. Un gruppo che si vuole attivo ed accogliente, come la scelta del formato elettronico e open access può permettere e garantire. E soprattutto attento a promuovere, sviluppare, riprendere la discussione scientifica, necessariamente nella sua dimensione internazionale: il modo attraverso il quale gli studi si sviluppano e si aprono nuove prospettive.

Marzo 2019