Abstract
Il fenomeno del teppismo calcistico accompagna le partite fin dalle origini dello sport. Se inizialmente le violenze sono perlopiù legate all’andamento della partita, le dinamiche cambiano soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Da quel momento, oltre a registrarsi un aumento sul piano quantitativo degli episodi, cambiano le tipologie di incidenti che coinvolgono sempre più di frequente gruppi di tifosi avversari. Con lo sviluppo del tifo ultrà, alla fine degli anni Sessanta, le violenze conoscono un ulteriore mutamento e diventano lo strumento di affermazione per stabilire la supremazia tra i gruppi, ma anche un dispositivo di costruzione delle identità. Il presente contributo, muovendo da tali considerazioni, si concentra su una fase specifica del fenomeno, gli anni Ottanta, momento dopo il quale la violenza degli ultras è soggetta a una svolta radicale, in particolare per ciò che concerne le politiche di gestione dell’ordine pubblico e i suoi riflessi sul teppismo calcistico. Nello specifico l’arco di tempo considerato è quello compreso tra la morte di Vincenzo Paparelli, durante il derby Roma-Lazio del 28 ottobre 1979, e il varo della prima vera norma anti violenze, la legge n. 401 del 1989.
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